venerdì 20 febbraio 2009

Un tramonto inaspettato

Chiuso nella biblioteca del dipartimento di matematica osservavo il tramonto attraverso la finestra.
Nostalgia di ieri.

Ieri era previsto un allenamento col buon Marco fino al Salto del Cane (Tarderia).
L'amore per la bici di Marco lo ha spinto fino a quando l'imbottimento di antibiotici ha prevalso. Così mi abbandona agli inizi di Tarderia. 


Come per lo scalatore la montagna è più nitida quando vista da lontano, anche per la città secondo me vige la stessa regola. Ho una migliore visione di dove ho passato 21 anni della mia vita che per quanto è stata centrale per me, è nulla confrontata agli innumerevoli mutamenti che ha subito il territorio etneo. Porto ad esempio i numerosi coni avventizi: un giorno non c'erano, il giorno dopo eccoli lì. Un pò come dei brufoli che non vanno via.

Una volta arrivato alla destinazione desiderata e consumato il pranzo, mi copro per effettuare la discesa del ritorno ma...

è così limpido il cielo e così invitante l'Etna. Perchè tornare? 

Le cose che riescono meglio sono quelle non programmate no?
Arrivare al rifugio Sapienza eh?Sono a 1350 metri, dovrei arrivare a 1910 in circa 7 km con freddo in costante aumento e dovrei anche studiare. 
Fanculo, mi spoglio e inizio a pedalare. Colpa anche del Peloso che mi suggerì di leggere Peter Camenzind.

Sento le braccia ingessate e come da regola, le estremità sono quelle che si infreddoliscono prima.
Anche se mi sono più utili in questo momento mani, piedi e testa, continuamente controllo la sensibilità dell'estremità mancante nell'elenco.
Non vorrei incontrare un pullman di straniere proprio adesso perchè farei fare una figura di merda a tutti i sicilani!Immagino già: How did you get three balls...?
Vabè...
Inutile dire che qualunque sforzo, qualunque sofferenza, qualunque paura di impotenza è stata ampliamente ricompensata dal colorirsi di rosa dell'Etna al tramonto e dall'accoglienza di un ristoratore che mi ha permesso di cambiarmi al caldo.

Vorrei stare un pò ad ammirare il tramonto e ad ascoltare il silenzio rigoroso del vento ma preferisco accendere il mio faretto ed immergermi dentro i colori dell'imbrunire avvolto dal vento prima che non sia tutto buio.

Non ho mai ricordi netti di ciò che penso quando affronto una discesa. 
Io un pò canto, un pò parlo con me stesso, un pò parlo con quello che c'è attorno. Qualcuno consiglierebbe un bravo psichiatra, ma c'è qualcosa che mi sa di felicità in tutto questo e di pace con il mondo in cui viviamo che spesso consideriamo come essere solo suolo da calpestare e non infinita armonia di creature viventi.

Riporto una poesia che mi ha fatto scoprire Nunzio qualche tempo fa:

Erri De Luca, Considero Valore

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. 
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. 
Considero valore il vino finche' dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato, due vecchi che si amano. 
Considero valore quello che domani non varra' piu' niente e quello che oggi vale ancora poco. 
Considero valore tutte le ferite. 
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che . 
Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord, qual e' il nome del vento che sta asciugando il bucato. 
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. 
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore. 

Molti di questi valori non ho conosciuto.

mercoledì 18 febbraio 2009

La Villa Bellini e le nuove generazioni


Riapre la Villa Bellini dopo lavori di ristrutturazione necessari causa degrado.
Ieri mi trovavo di passaggio e così ne ho approfittato per tornare bambino e farmi un giro in mtb al suo interno. Non entravo in villa con la bici da almeno 12 anni. Ho avuto la nostalgia delle rotelle, delle sbucciature sulle ginocchia e dello zucchero filato.


Sono cresciuto col signore che sotto l'albero in foto vendeva lo zucchero filato con la zuccherofilatrice? color verde e vedere quello scorcio vuoto mi ha messo un pò di tristezza.
Nemmeno con impegno da qui alla chiusura del sipario riuscireri ad eguagliare la quantità di zucchero filato mangiato in quegli anni . Ricordo che era un signore di non tante parole ma aveva un aria da mago. Con attenzione fissavo i suoi movimenti: accendeva il cestello ruotante che aveva l'aria di forma per ciambella, versava lo zucchero, prendeva la bacchetta, la arriminava e abracadabra usciva un super batuffolo di cotone pronto per appiccicarsi dovunque e futura fortuna della mia dentista.

Ho notato anche l'installazione di telecamere. Giusto per carità;meno fermi e meno spaccio.
Ma dove andranno tutte le coppiette a limonare per ore?
La villa per me è stata un kiss-training. Ho consumato suole di lingua sulle sue panchine, ore di promesse d'amore a vita e apertura di regali per ogni festività.
Mi sono baciato sotto gli occhi dei mezzi busti dei personaggi più illustri di Catania e alcuni mi sembravano anche piuttosto interessati. Una volta lo sguardo ammiccante di uno mi diede coraggio per salpare verso orizzonti sconosciuti. 
Proporrei una zona off-limits da telecamere con entrata rigorosamente in coppia.


E poi questi che caz.. sono?
Sembrano degli appendini moderni giganti ma suppongo che li abbiamo messi li per farci giocare i bambini.
Io continuo a preferire le altalene, le forme di animali con la molla di sotto e quel coso dove ci si siede ai lati opposti da non fare con amici stronzi che spingono forte con le gambe altrimenti ci si triturano i maroni quando impatta a terra.
Per giocare su quei baobab mettessero almeno un libretto di istruzioni!
A pensarci bene potrebbero essere anche stati sequestrati da un locale di striptease.

Poveri bimbi, povere coppie e povero signore dello zucchero a velo.

A parte la mia difficile infanzia, resta comunque un luogo meraviglio ricco di storia e unico polmone verde della città che sono contento sia stato oggetto di quest'opera di riqualificazione.


giovedì 12 febbraio 2009

Una notte di Etna

Sentivo il bisogno di dormire sull'Etna innevata.
Capisco bene che non è uno dei bisogni più gettonati soprattutto quando si sa che si va incontro a temperature sotto la zero, al non sapere se ci sarà legna nel rifugio, alle imprevedibili tormente di neve, al "ma era megghiu ca mi stavu a casa", etc,etc...

se però un grande amico ha il tuo stesso bisogno la cosa si fa più sicura e allegra. (se poi fosse stata un'amica non nego che sarebbe stata ancora più allegra!) 
Così inizò l'infrasettiminale ascesa al rifugio Monte Palestra col buon Fabio.

La pista Altomontata è un tappeto bianco marchiato solo da regolari impronte di cani che speriamo di non incontrare. Pochi metri dopo un folto gruppo di cani è in avvicinamento.
Ci passano accanto con la disinvoltura tipica da gruppo escursionista che incontra altro gruppo escursionista: ci guardano stupiti, continuano a camminare e mi piace pensare che ci abbiamo salutato e augurato buona passeggiata.
Ovviamente sul momento ci siamo cagati sotto. Dopo l'abbiamo presa con filosofia.

Dopo il tramonto è la luna ad accompagnarci riflettendo la "sua" luce sulla neve che diventa di un azzurro meraviglioso che contrasta col buio della notte in perfetta armonia. 
Chiunque ci sia lassù di sicuro se ne intende di accoppiamenti. Io non riesco nemmeno ad accoppiare la calza nera con la nera o la blu scuro con la blu scuro. Faccio sempre ad incrocio.

In alcuni tratti dove avevamo dubbi sul fatto se fossimo ancora sul sentiero o meno ci siamo fidati delle orme degli amici escursionisti. E così anche grazie a loro arriviamo in rifugio. 

Panino, vino, pera e cioccolata e siamo pronti per la notte. 
Si scompattano i sacchiletto, si stendono i materassini e si assume la posa "mummia". Come suggerito da Fabio, avrei senza dubbio preferito il nome saccoletto modello "baco"; dalla prossima volta prima di dormire mi toccherò. 

I quasi 2000 metri ti riempiono i polmoni con di freschissima, il vento e i suoni della montagna sono le uniche cose su cui ti concentri. La città è lontata: niente clacson, urla dei vicini, sirene...

C'è un suono più forte in agguato. Fabio ha iniziato a russare. Sono certo che qualcunque creatura abbia avuto intenzione di avvicinarsi a noi sia stata messa in allarme dai suoni mostruosi che provenivano dal rifugio. Nel non prendere sonno ho considerato anche l'incidenza delle onde su possibili valanghe.

Poi ha smesso e così la mia notte col vulcano si è finalmente potuta consumare.

Ritornati sul asfalto dopo i 19 km di neve abbiamo rincontrato i cani esploratori.
Ringraziato uno di loro con un panino, li abbiamo salutati un pò invidiosi per la libertà in cui vivono.


martedì 3 febbraio 2009

Fred Uhlman, L'amico ritrovato (1971)


"Lo disprezzavamo perchè era buono, gentile e aveva addosso l'odore dei poveri."

Così Hans Schwarz racconta del suo professore di liceo. 
Questa frase tanto breve quanto triste è bastata a descrivere questa figura e l'ingiusta sorte che purtroppo tocca spesso alle persone che dovrebbero essere stimate per il possedere queste spledide qualità pur vivendo in una condizione disagiata.

domenica 1 febbraio 2009

Chiaramonte parte II


Mancava qualcosa sabato scorso...

eravamo soddisfatti delle bellezze del luogo, ma il rientro veloce in asfalto non c'ha entusiasmato e così anticipando la partenza è stato possibile chiudere il percorso ad anello al 97% in sterrato.

Lo scorso sabato lo scatenarsi del cielo, ieri la primavera: il  Sole, i cinguettii e il fresco profumo dei pini hanno accompagnato il nostro giro fino alla sua conclusione.
Due puntate differenti, ognuna con il suo fascino.
Capitolo Chiaramonte momentaneamente chiuso e si pensa gia a sabato prossimo. 



Il tempo di raffinare l'utilizzo di software per gps e caricherò la traccia gpx completa di waypoint.



Qualche scatto...